| Al Direttore 
			della Gazzetta del Sud 
			Al redattore firmato (n.a.) 
			 
			Caro direttore le invio questa lettera 
			per precisare alcune cose riguardanti il contenuto di un articolo, 
			firmato n.a., apparso oggi 24 febbraio 2005 a pag. 22 del Suo 
			giornale, titolato "Signor giudice faccia togliere quei simboli".
			
 Volevo complimentarmi per il taglio alla "napoletana" della scena 
			descritta dal redattore.
 Considerato che l'udienza è stata il 10 febbraio, che dall'articolo 
			si evince che il redattore non era presente e che per mancanza di 
			tempo e di documenti non avevo ancora inviato alcun comunicato 
			stampa alla Gazzetta, colgo l'occasione per integrare quanto già 
			esposto dal Suo cronista.
 
 Effettivamente si tratta di una questione condominiale tra uno 
			studio con 7 avvocati al piano superiore ed uno studio-abitazione di 
			un editore al piano inferiore. Il sottoscritto editore è residente 
			da oltre 30 anni in questo appartamento e da quasi venti svolge 
			l'attività editoriale nel settore della cartografia (carte 
			turistiche, grafica per il turismo), ci troviamo in Via La Farina a 
			pochi isolati dalla stazione centrale.
 
 Lo studio dei 7 avvocati è stato aperto da pochi anni ma, sin dal 
			primo giorno, i rumori prodotti erano di gran disturbo, l'avvocato 
			(padre della proprietaria) aveva fatto rimuovere, con il martello 
			pneumatico, tutto il vecchio pavimento sostituendolo con un nuovo 
			pavimento ESTREMAMENTE RUMOROSO.
 Oltre ai rumori da calpestio si percepiscono perfettamente il 
			campanello dello studio, dei telefoni e le discussioni degli 
			avvocati attraverso il pavimento ed quindi il soffitto del piano 
			inferiore.
 Questo argomento è molto caro al Ministro della Giustizia che da 
			ingegnere è un vero esperto.
 Per un mega condizionatore rumoroso, piazzato nel balcone del 
			cortile interno, i 7 avvocati erano già stati multati dai Vigili 
			Urbani del Comune di Messina
 
 E' evidente che la vittima di questa invasione è l'editore al piano 
			inferiore, che non disturba nessuno.
 Nonostante le proteste garbate, poi scritte, poi raccomandate ed in 
			fine con denuncia alla A.G. i sette avvocati hanno continuato a far 
			finta di niente trasformando una scala con 6 condomini in una 
			succursale del Tribunale. Considerato che a Messina ci sono 129.000 
			procedimenti civili in corso (dati ufficiali Ordine Avvocati 2003) e 
			circa 2.000 avvocati iscritti all'albo di Messina, fatti i calcoli 
			velocemente, ogni avvocato segue in media 65 cause, 7 avvocati 
			seguono circa 500 cause, considerando per difetto anche quelle 
			penali. A questo si sommano le riunioni di condominio che 
			l'amministratore in accordo con gli avvocati faceva svolgere nello 
			studio.
 
 Non contenti di tutto questo 2 dei 7 avvocati hanno pensato bene di 
			denunciare l'editore sostenendo che era lui a disturbare con 
			telefonate e suonando al campanello dello studio.
 Il giudice incaricato ha fatto una sorprendentemente velocissima 
			sentenza sanzionando l'editore con 516 euro di multa. Incredibile ma 
			vero, mentre le innumerevoli denunce dell'editore erano 
			sistematicamente archiviate, alla prima richiesta dei 7 avvocati (2 
			firmatari) la giustizia ha fatto velocissimamente il suo corso 
			emettendo un' esemplare sentenza.
 
 L'editore si è opposto alla sanzione emessa con decreto del giudice 
			e quindi si è svolto il normale procedimento in aula. Era stato 
			incaricato del processo un avvocato Giudice Onorario (dott. Catia 
			Bagnato).
 Essendo anche una delle parti avvocati (i due denuncianti) si 
			verificava una condizione vietata dall'articolo 111 della 
			Costituzione della Repubblica, la garanzia che il giudice deve 
			essere terzo, in altre parole non deve essere collega di una delle 
			parti.
 In aula poi si verificava la coincidenza che anche il Pubblico 
			Ministero era un avvocato Giudice Onorario (la dott.ssa Nuccio).
 
 Già nella prima udienza l'editore aveva chiesto al Giudice onorario, 
			attraverso il suo avvocato, di astenersi per chiari motivi di 
			convenienza.
 Il Giudice si rifiutò. Alla seconda udienza (questa del 10 febbraio) 
			la richiesta è stata riformulata con altre 3 gravissime motivazioni, 
			ma il Giudice Onorario Bagnato Catia si è rifiutata nuovamente. A 
			questo punto il procedimento doveva continuare con UN AVVOCATO come 
			giudice, UN AVVOCATO come P.M., 2 AVVOCATI parte (dei 7 AVVOCATI 
			pronti a testimoniare + le relative segretarie con i tacchi), 
			l'editore ha chiesto quindi di fare delle dichiarazioni spontanee.
 
 Per quanto riguarda le richieste di coprire i simboli che si trovano 
			nell'aula F (ma anche identici nell'aula E), devo precisare che 
			prima di essere adottati dalla dittatura fascista erano dei 
			"NORMALI" simboli usati anche nella rivoluzione francese. Avevano 
			però una macroscopica differenza. I giudici di Roma erano scortati 
			da alfieri che portavano la faretra come simbolo della giustizia di 
			Roma. Quando la faretra (il fascio di canne con cui si fustigavano 
			sbrigativamente i colpevoli) era unita all'ascia indicava il potere 
			del giudice di comminare la PENA DI MORTE. Questo simbolo è stato 
			poi adottato da rivoluzioni e dittature, ma il significato della 
			PENA DI MORTE è rimasto, la "pena capitale".
 Essendo questa pena espressamente vietata dalla Costituzione 
			Italiana, non c'è alcun motivo per cui sia rappresentata proprio 
			dietro le spalle del giudice nelle aule dei tribunali. Molte sono 
			state "dimenticate" nelle strade e sui palazzi ma nel Tribunale non 
			è prevista anzi è vietata dalla Costituzione. Nel caso di Messina la 
			faretra con l'ascia è sovrapposta alla bilancia inclinata a destra, 
			dal lato dell'ascia. La bilancia rappresenta la giustizia che deve 
			essere orizzontale cioè equilibrata, non inclinata a destra (o a 
			sinistra) verso la pena di morte non in vigore. L'editore ha anche 
			chiesto che fossero esposte le scritte LA LEGGE E' UGUALE PER TUTTI 
			("anche per gli avvocati" nota dell'editore) e LA GIUSTIZIA E' 
			AMMINISTRATA IN NOME DEL POPOLO (art. 101 Costituzione italiana). 
			Queste scritte mancano in tutte le aule del Tribunale (piano terra e 
			primo piano), ci sono invece i simboli sopra descritti, vietati 
			dalla Costituzione e dalle Leggi della Repubblica. Una presenza ed 
			una mancanza veramente stridenti. Ci sono i simboli sanguinari delle 
			dittature e non quelli della Costituzione Democratica. Una circolare 
			del Ministro di Giustizia, dello scorso anno, ricordava a tutti i 
			presidenti di Tribunale che tali scritte dovevano essere collocate 
			in tutte le aule.
 
 Lo stato di nervosismo in aula ha forse prodotto una reazione 
			abnorme dei Giudici Onorari, che hanno chiesto la PERIZIA 
			PSICHIATRICA (cosa che solitamente è chiesta dalla parte per evitare 
			gravi condanne).
 Potevano soltanto inviare la richiesta al presidente del Tribunale 
			per competenza ma, evidentemente, la situazione li ha sorpresi 
			spingendoli a formulare provvedimenti irrituali, inusuali e 
			sproporzionati alla richiesta.
 
 Posso rispondere alla domanda finale del redattore se ci sarà mai 
			una decisione sulla richiesta di oscuramento dei simboli.
 Si ci sarà una risposta! perchè, il 18 febbraio, è stata presentata 
			alla Camera dei Deputati della Repubblica Italiana una 
			INTERROGAZIONE PARLAMENTARE del Deputato Russo Spena sui simboli 
			della pena di morte esposti nelle aule del Tribunale di Messina. A 
			tale interrogazione dovranno rispondere con RISPOSTA SCRITTA il 
			Ministro della Giustizia ed Il Ministro degli Interni.
 Il Deputato ha anche chiesto perchè nel Tribunale di Messina mancano 
			le scritte previste dalla Costituzione, LA LEGGE E' UGUALE PER 
			TUTTI, LA GIUSTIZIA SI AMMINISTRA IN NOME DEL POPOLO.
 
 E' stato proposto ricorso in Cassazione contro il provvedimento del 
			Giudice Onorario e del suo P.M. Onorario, rilevando :
 mancanza assoluta di motivazione; illogicità manifesta, errata 
			applicazione delle norme di diritto sostanziale e procedurale.
 
 
 Direttore le invio anche le foto dell'aula F in allegato, non sono 
			perfette ma è l'aula giusta, le può usare come crede.
 in allegato anche l'INTERROGAZIONE PARLAMENTARE.
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