Roma inaugurato l’AUDITORIUM per la musica della capitale

 

 

Domenica 22 dicembre 2002 a Roma è stato inaugurato l’AUDITORIUM per la musica della capitale. La realizzazione è costata 150 milioni di euro (300miliardi di lire), futura manutenzione e gestione costeranno 20milioni di euro l’anno. La sala aperta è la più grande delle 3 realizzate, 679,1261 e 2756 posti, inoltre all’aperto c’è una piazza-teatro che può accogliere tremila spettatori. "Il rapporto tra forme, materiali e colori è tale che sembra di trovarsi in uno spazio immenso eppure raccolto. Il modello appare la Philharmonie di Berlino, ma quest’auditorium romano è ancora più caldo e avvolgente, oltre che più grande" (Enrico Girardi - Corriere della Sera pag. 37). Il 21 aprile (natale di Roma) sono state inaugurate le altre due sale più piccole con musica per tutta la notte, adesso 600 operai in tuta hanno assistito alla prova dell’Orchestra di S. Cecilia con scambio reciproco di applausi. Una consegna da record dopo decenni di rinvii. Mussolini, nel 1936, distrusse l’Augusteo, dove suonava l’Orchestra di S. Cecilia per far spazio alla tomba del primo imperatore di Roma. L’architetto Renzo Piano ha vinto il concorso nel 1994, i lavori cominciano nel 1997, sosta per il ritrovamento di una villa romana e variante al progetto con perdita di alcune strutture polifunzionali e locali per attività commerciali. Cambio di alcune ditte costruttrici in ritardo sui lavori e conclusione della storia ieri.

Di Santa Cecilia non si hanno molte notizie. Martirizzata nel 230, papa Pasquale I (eletto nell’817, morto nell’824, poi Santo) dopo una visione indicò il luogo della sua sepoltura con la traslazione nella chiesa che porta il suo nome. Per l’assiduità nel canto delle divine preghiere, che accompagnava spesso con uno strumento musicale, è considerata la patrona della musica.

Pasquale I, monaco romano, abate di Santo Stefano, fu consacrato il giorno seguente la morte di papa Stefano IV (816-817) per prevenire ogni ingerenza di Lodovico il Pio al quale chiese subito la conferma delle donazioni ricevute da Pipino il Breve e da Carlo Magno. Questo accordo TRACCIAVA PER LA PRIMA VOLTA I PRECISI CONFINI DEI TERRITORI SU CUI LA CHIESA ROMANA AVEVA PIENI DIRITTI DI SOVRANITA’E GIURISTIZIONE. La notte di natale dell’anno 800 papa Leone III (795-816), dopo aver concordato la libera elezione del papa da parte del clero, aveva incoronato Carlo Magno imperatore in cambio della sua protezione contro tutti i nemici della chiesa. Questo privilegio di incoronare i sovrani, conferiva un valore politico al primato dell’autorità religiosa del papa su quella politica dell’imperatore. San Pasquale I consolidò questo prestigio anche con lavori di rinnovamento edilizio svolti a Roma, tra questi la Chiesa di Santa Cecilia. Pasquale I ebbe in dono dall’imperatore la Corsica e la Sardegna.

L’epopea dei paladini di Francia, in tempi successivi, mise in risalto questo accordo epocale.

Santa Cecilia è festeggiata il 22 novembre. Proprio in quel giorno con la fine dell’ASSEDIO DI MESSINA da parte di Carlo D’Angiò (il re francese che i papi di Roma volevano sostituire alla casata Sveva), finiva la GUERRA del VESPRO, iniziata il 30 marzo dello stesso anno 1282 a Palermo.

Per questo motivo S.Cecilia è stata adottata dai Siciliani come patrona della VITTORIA DELLA GUERRA DEL VESPRO. Per questo motivo Aristide Sartorio, negli anni 30, dopo aver affrescato la sede del Parlamento a Roma, incaricato di realizzare i mosaici del Duomo di Messina, ricostruito dopo il terremoto del 1908, dedicò a Santa Cecilia una rappresentazione del rito dell’offerta del cero alla patrona del Vespro che i Siciliani facevano ogni anno in memoria di quella grande vittoria sui Francesi e sulle città Guelfe Italiane inviate dal papa contro la Sicilia. In queste sere nel Duomo di Messina si terranno concerti organizzati dal Comune, in mancanza di un AUDITORIUM, previsto da oltre 20 anni nel Palazzo della Cultura.

Il concorso fu vinto da un famoso architetto italiano ma il progetto da realizzare fu affidato a due architetti messinesi, gli stessi che hanno progettato il teatro Vittorio Emanuele, misteri di Messina.

Lo scavo del cantiere portò alla luce sepolture dentro enormi giare (oggi esposte anche nel teatro V.E.), la prima ditta è fallita la seconda si è defilata. Dei lavori è rimasta la FOSSA DELLA CULTURA dal 1987.

Questa incompiuta costringe a organizzare concerti in luoghi poco adatti, essendo anche il Teatro V.E. di pessima acustica, per voce degli stessi direttori di orchestra che si sono cimentati solo per la prima e ultima volta. La città dei Teatri e dei moderni cinema, la città dove è nata la Rassegna Cinematografica, poi trasferita a Taormina, non ha un luogo della cultura, un auditorium.

In compenso l’assessore alla cultura del comune organizza, in pieno inverno, spettacoli nelle chiese dentro le quali neanche con il cappotto si riesce a stare fermi per il freddo. Immaginate un pianista sull’altare con la stufetta fra i piedi e vedrete un certo Wim Mertens suonare dentro la già spartana chiesa di S. Francesco accompagnato dalle trombe di un TIR che scende sul viale Boccetta e le folate di vento gelido che, dalla porta d’ingresso, investe direttamente la prima fila degli spettatori pietrificati. L’acustica di questa chiesa del 1254 è veramente incantevole ma le mani del pianista sui tasti sono nervose e legnose, l’assessore si defila "alla chetichella" in gentile compagnia.

Nella chiesa cattedrale del S. Salvatore i Gospel Black and Wite si sono scatenati ma il frastuono era insopportabile. Il coro e la musica amplificata elettronicamente rimbombava nella navata centrale piena di spettatori in pelliccia. Questa chiesa riccamente decorata, sembra barocca ed invece e tutta di cemento e ferro del XX secolo.

L’aspetto integro di forme antiche nasconde male la falsità dello stile. Il gruppo e gli strumenti sono stati collocati prima dell’altare, di fronte alla prima fila di sedie. Il posto sotto l’abside era occupato da un megalitico tavolo rotondo usato come altare della messa. Tale disposizione non permette di sfruttare l’impianto acustico amplificatore dell’abside.

Con la riforma del rito, la messa adesso si recita con il prete rivolto verso i fedeli, con le spalle all’altare. Prima era al contrario. Questo ha prodotto la necessità di avere un tavolo su cui eseguire le funzioni della cerimonia. Questo ripiano è stato collocato, ovviamente, sui gradini dell’altare.

Se si tratta di una chiesa moderna o senza abside non succede niente di male, anzi l’acustica migliora perché il parroco, invece di parlare contro il muro, si rivolge ai fedeli frontalmente.

Nel caso invece di chiese antiche ben conservate, le voci e i suoni sono ben amplificati dalle concavità delle absidi e sono rilanciati, verso gli ascoltatori, anche attraverso le navate laterali.

Con una minima e accorta amplificazione ed una sapiente disposizione della casse acustiche si può sfruttare al massimo l’acustica di queste antiche architetture. La riforma della messa ha tolto la possibilità di occupare il posto migliore per parlare, cantare o suonare. Quando si fanno spettacoli nelle chiese antiche, dove l’amplificazione elettronica potrebbe mettere in pericolo anche la struttura portante, la semplice collocazione della sorgente del suono nel centro dell’altare, sotto l’abside, permetteva di fare concerti senza alcuna amplificazione. In un paese come la Sicilia, pieno di chiese antichissime, la riforma del rito della messa ha deturpato il cuore della navata centrale di ogni chiesa, occupandoli con questi assurdi altari, spesso monumentali e quindi vistosi.

Il Duomo di Messina ospita un organo gigantesco, uno dei più grandi in Europa, 16.000 canne,

quello che, è stato notato da alcuni osservatori, manca nell’Auditorium di Roma dedicato alla Santa Cecilia. Lo stadio del calcio a Messina è quasi alla consegna, dopo 20 anni di appalti, sarà lo stadio più grande della Sicilia, invece il palazzo della cultura può attendere, è stata scavata solo la sua fossa.