LE TARGHE DELLA LEGGE

COLLOCATE LE TARGHE DELLA COSTITUZIONE

Dal 10 febbraio richieste pubblicamente in aula F
al 10 novembre ecco apparire le targhe della Legge.
Nelle aule penali del 1930 ecco apparire nel 2005 gli articoli previsti
dalla Costituzione Repubblicana del 1948.
Grande evento al Tribunale di Messina.
un cittadino ha chiesto le targhe e finalmente dopo 10 mesi ecco il
miracolo.
Dopo 60 anni di Repubblica il Tribunale di Messina colloca le targhe
previste e ricordate anche da una circolare del ministero.

 

   

   
   

 

AULA F DEL TRIBUNALE DI MESSINA (la prima entrando nell'atrio accanto al bar)

 

Si è tenuta oggi (22 settembre) un'altra udienza relativa alla causa nel corso della quale, precedentemente (10 febbraio 2005), il ricorrente aveva chiesto che fossero coperti alla vista i simboli che si trovano sul muro dietro le spalle dei giudici, in particolare il simbolo della PENA DI MORTE sovrapposto ad una bilancia chiaramente inclinata a destra.

Quel giorno il Pubblico Ministero (onorario),  per tutta risposta, chiese  incredibilimente (con atto abnorme) al giudice la perizia psichiatrica per il richiedente, il giudice (onorario) nominò subito un perito a spese del ricorrente, alla quale perizia però non si sottopose.

Il ricorrente aveva chiesto al giudice , attraverso il proprio avvocato, di astenersi dal giudizio per incompatibilità essendo un avvocato giudice onorario collega di una delle parti in causa anch'essi avvocati. Anche il PM, che proprio in quella udienza si conosceva, era avvocato Pubblico Ministero onorario e per questi casi vale l'articolo 111 della Costituzione italiana che dice che in un giudizio il giudice deve essere terzo, cioè non può essere collega di una delle parti. In questo caso sia il giudice che il PM erano colleghi di una parte che sono anche avvocati nello stesso Tribunale. La causa verte su una questione condominiale tra uno studio di 7 avvocati, 2 dei quali rappresentano la parte in causa, contro il titolare di uno uno studio editoriale. E stato presentato immediatamente un ricorso in Cassazione a Roma contro l'iniziativa abnorme del PM.

Il Capo dei PM del Tribunale di Messina, informato dei fatti accaduti nell' aula F, HA SOSTITUITO IL PM.

La questione sui simboli della pena di morte nel Tribunale di Messina è stata trattata,  la settimana seguente, nell'Aula del Parlamento Ialiano con l'interrogazione presentata dal deputato Giovanni Russo Spena al Ministro di Giustizia ed al Ministro dell'Interno, nella quale si legge tra le altre cose: "se il governo non ritenga di dover intervenire per restituire ai luoghi una dignità repubblicana e costituzionale".

 

Il testo si trova anche su internet all'indirizzo:

http://www.camera.it/chiosco.asp?position=Deputati\La%20Scheda%20Personale&cp=1&content=deputati/Composizione/01.camera/nuovacomposizione/framedeputato.asp?Deputato=0d30500

 

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA  Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-13099
presentata da GIOVANNI RUSSO SPENA

lunedì 21 febbraio 2005 nella seduta n.589

 

 

RUSSO SPENA                Al Ministro della giustizia

 

                           Al Ministro dell'Interno

 

Per sapere - premesso che:

 

          l'edificio del Tribunale di Messina presenta ancora molti simboli

della dittatura fascista. Nell'Aula in cui si amministra la giustizia, alle

spalle dei giudici, addirittura sono ancora presenti simboli raffiguranti il

fascio littorio, che allude alla possibilità di comminare, da parte del

giudice, la pena di morte;

 

          nelle aule, invece, non sono esposti i cartelli e le scritte

previste dalla Costituzione italiana e dall'ordinamento repubblicano che

ricordano che la legge è uguale per tutti e che la giustizia viene

amministrata in nome del popolo -:

 

          se il Governo non ritenga di dover intervenire per restituire ai

luoghi una dignità repubblicana e costituzionale. I simboli sono, infatti,

importanti per la dignità collettiva ed il senso comune. Essi non possono in

alcun modo offendere valori ed ideali delle cittadine e di cittadini;

devono, quindi, attenersi, per la stessa esposizione al pubblico, al dettato

della Costituzione.

 

28) 4-13099 RUSSO SPENA GIOVANNI
Presentato il 21/02/2005
Stato dell'Interpellanza : IN CORSO (DI RISPOSTA DA PARTE DEI MINISTRI RICEVENTI)

All'udienza di oggi 22 settembre si è presentato un nuovo avvocato per l'editore che ha chiesto un rinvio per poter studiare il caso. Il rinvio non è stato concesso, ed il Giudice (onorario) con il nuovo PM (togato) ha proseguito l'udienza per trattare il caso. Il nuovo avvocato ha formulato una serie di eccezioni formali preliminari, tutte respinte  dal giudice (onorario) che ha proseguito con l'interrogatorio dei pochi testimoni presenti. Tra le altre cose il nuovo avvocato aveva ripetuto la richiesta, fatta sin dalla prima udienza da parte di un Giornale, di poter riprendere l'udienza con una videocamera. Il Giudice (onorario) ha respinto la richiesta.

L'avvocato dell'editore si è riservato di chiedere l'annullamento dell'udienza.

L'editore, dal giorno in cui ha chiesto che fossero coperti i simboli della pena di morte dietro il giudice, pur essendo presente, per sua scelta personale, non è più entrato in aula rimanendo fuori dalla porta nell'atrio del Tribunale, questo limita enormemente il suo diritto di difesa perchè non può consultarsi con il proprio avvocato proprio mentre vengono interrogati i testimoni. Se non saranno coperti questi simboli offensivi e incostituzionali l'editore non rientrerà in aula.

Il giudice (onorario, Catia Bagnato) non si è dimesso, continua a proseguire un giudizio in chiaro contrasto con quanto previsto  dalla Costituzione della Repubblica Italiana in un aula priva della scritta "LA LEGGE E' UGUALE PER TUTTI" e dove si espone il simbolo della PENA DI MORTE (la faretra con l'ascia del boia) e della giustizia che si inchina ai prepotenti (la bilancia inclinata dal lato dell'ascia).

L'udienza è stata rinviata al 22 dicembre 2005.                          Rosario Baeli   Multigraf Editrice