SETTE MESI AL GIUDICE PER ESSERSI RIFIUTATO DI GIUDICARE IN UN'AULA CON IL CROCIFISSO

OMISSIONE D'ATTI D'UFFICIO IL REATO CONTESTATO

   


L'udienza si è tenuta in una delle più piccole AULE del nuovo Tribunale di L'Aquila. Fuori c'era scritto AULA GIP. Nell'aula non c'erano le scritte LA LEGGE E' UGUALE PER TUTTI, LA GIUSTIZIA E' AMMINISTRATA IN NOME DEL POPOLO, non c'era neanche il crocifisso sul muro.
Il POPOLO ITALIANO spettatore era rappresentato da circa 30 persone che i  non hanno trovato spazio adeguato nell'aula, sono stati strette tra il muro di fondo ed il tavolo degli avvocati, ed nell'angolo di ingresso dai carabinieri.
 

   

Il giudice presidente ha rimproverato pubblicamente il giudice imputato per aver chiesto alcune cose "PUR CONOSCENDO BENE LA PROCEDURA".
L'avvocato del giudice imputato dopo aver spiegato i motivi del suo "cliente" è stato invitato dal giudice giudicante a fare il "RIASSUNTO"
perchè la cancelliera non era dotata di stenotipia e neanche di registrazione, DOVEVA SCRIVERE TUTTO A MANO.

L'avvocato si è meravigliato del fatto e ha detto di non essere stato avvisato prima.

   
Dopo ha chiesto la parola l'imputato giudice per una dichiarazione libera: con due eccezioni preliminari contestava l'uso dell'aula e il cambio d'aula fatto senza preavviso. Il PM ha fatto le sue richieste ed il Tribunale si è ritirato per decidere sulle eccezioni preliminari.
Dopo circa 30 minuti Il Tribunale è rientrato in aula rifiutando le eccezioni e proseguendo il processo. A questo punto il giudice imputato si è
allontanato dall'aula.
Sono stati sentiti i testimoni dell'accusa e verso le 12 il Tribunale ha deciso la condanna a sette mesi di reclusione.

   
I giudici di L'Aquila hanno condannato il loro collega perchè la circolare di un ministro di Mussolini (e del Codice Rocco) prevede , Vittorio Emanuele Benito e la croce. I primi due sono stati rimossi la croce no.  La Repubblica sul Giudice Tosti evidenzia che solo il Ministro Castelli può togliere le croci dai Tribunali italiani. Nel Tribunale di Messina c'è la croce , Vittorio Emanuele III ed il simbolo della pena di morte (la faretra con l'ascia)comunemente detto fascio littorio.