VERMINAIO MESSINA

"SIGNOR GIUDICE FACCIA TOGLIERE QUEI SIMBOLI"

Articolo della gazzetta di Messina sui simboli della PENA DI MORTE nel Tribunale di Messina.

L'articolo sulla INTERROGAZIONE PARLAMENTARE invece è uscito prima (dicono loro.

L'udienza è stata il 10 febbraio , la notizia è uscita sulla gazzetta il 24 L'INTERROGAZIONE PARLAMENTARE è stata fatta il 18.

   

Al Direttore della Gazzetta del Sud

Al redattore firmato (n.a.)

Caro direttore le invio questa lettera per precisare alcune cose riguardanti il contenuto di un articolo, firmato n.a., apparso oggi 24 febbraio 2005 a pag. 22 del Suo giornale, titolato "Signor giudice faccia togliere quei simboli".

Volevo complimentarmi per il taglio alla "napoletana" della scena descritta dal redattore.
Considerato che l'udienza è stata il 10 febbraio, che dall'articolo si evince che il redattore non era presente e che per mancanza di tempo e di documenti non avevo ancora inviato alcun comunicato stampa alla Gazzetta, colgo l'occasione per integrare quanto già esposto dal Suo cronista.

Effettivamente si tratta di una questione condominiale tra uno studio con 7 avvocati al piano superiore ed uno studio-abitazione di un editore al piano inferiore. Il sottoscritto editore è residente da oltre 30 anni in questo appartamento e da quasi venti svolge l'attività editoriale nel settore della cartografia (carte turistiche, grafica per il turismo), ci troviamo in Via La Farina a pochi isolati dalla stazione centrale.

Lo studio dei 7 avvocati è stato aperto da pochi anni ma, sin dal primo giorno, i rumori prodotti erano di gran disturbo, l'avvocato (padre della proprietaria) aveva fatto rimuovere, con il martello pneumatico, tutto il vecchio pavimento sostituendolo con un nuovo pavimento ESTREMAMENTE RUMOROSO.
Oltre ai rumori da calpestio si percepiscono perfettamente il campanello dello studio, dei telefoni e le discussioni degli avvocati attraverso il pavimento ed quindi il soffitto del piano inferiore.
Questo argomento è molto caro al Ministro della Giustizia che da ingegnere è un vero esperto.
Per un mega condizionatore rumoroso, piazzato nel balcone del cortile interno, i 7 avvocati erano già stati multati dai Vigili Urbani del Comune di Messina

E' evidente che la vittima di questa invasione è l'editore al piano inferiore, che non disturba nessuno.
Nonostante le proteste garbate, poi scritte, poi raccomandate ed in fine con denuncia alla A.G. i sette avvocati hanno continuato a far finta di niente trasformando una scala con 6 condomini in una succursale del Tribunale. Considerato che a Messina ci sono 129.000 procedimenti civili in corso (dati ufficiali Ordine Avvocati 2003) e circa 2.000 avvocati iscritti all'albo di Messina, fatti i calcoli velocemente, ogni avvocato segue in media 65 cause, 7 avvocati seguono circa 500 cause, considerando per difetto anche quelle penali. A questo si sommano le riunioni di condominio che l'amministratore in accordo con gli avvocati faceva svolgere nello studio.

Non contenti di tutto questo 2 dei 7 avvocati hanno pensato bene di denunciare l'editore sostenendo che era lui a disturbare con telefonate e suonando al campanello dello studio.
Il giudice incaricato ha fatto una sorprendentemente velocissima sentenza sanzionando l'editore con 516 euro di multa. Incredibile ma vero, mentre le innumerevoli denunce dell'editore erano sistematicamente archiviate, alla prima richiesta dei 7 avvocati (2 firmatari) la giustizia ha fatto velocissimamente il suo corso emettendo un' esemplare sentenza.

L'editore si è opposto alla sanzione emessa con decreto del giudice e quindi si è svolto il normale procedimento in aula. Era stato incaricato del processo un avvocato Giudice Onorario (dott. Catia Bagnato).
Essendo anche una delle parti avvocati (i due denuncianti) si verificava una condizione vietata dall'articolo 111 della Costituzione della Repubblica, la garanzia che il giudice deve essere terzo, in altre parole non deve essere collega di una delle parti.
In aula poi si verificava la coincidenza che anche il Pubblico Ministero era un avvocato Giudice Onorario (la dott.ssa Nuccio).

Già nella prima udienza l'editore aveva chiesto al Giudice onorario, attraverso il suo avvocato, di astenersi per chiari motivi di convenienza.
Il Giudice si rifiutò. Alla seconda udienza (questa del 10 febbraio) la richiesta è stata riformulata con altre 3 gravissime motivazioni, ma il Giudice Onorario Bagnato Catia si è rifiutata nuovamente. A questo punto il procedimento doveva continuare con UN AVVOCATO come giudice, UN AVVOCATO come P.M., 2 AVVOCATI parte (dei 7 AVVOCATI pronti a testimoniare + le relative segretarie con i tacchi), l'editore ha chiesto quindi di fare delle dichiarazioni spontanee.

Per quanto riguarda le richieste di coprire i simboli che si trovano nell'aula F (ma anche identici nell'aula E), devo precisare che prima di essere adottati dalla dittatura fascista erano dei "NORMALI" simboli usati anche nella rivoluzione francese. Avevano però una macroscopica differenza. I giudici di Roma erano scortati da alfieri che portavano la faretra come simbolo della giustizia di Roma. Quando la faretra (il fascio di canne con cui si fustigavano sbrigativamente i colpevoli) era unita all'ascia indicava il potere del giudice di comminare la PENA DI MORTE. Questo simbolo è stato poi adottato da rivoluzioni e dittature, ma il significato della PENA DI MORTE è rimasto, la "pena capitale".
Essendo questa pena espressamente vietata dalla Costituzione Italiana, non c'è alcun motivo per cui sia rappresentata proprio dietro le spalle del giudice nelle aule dei tribunali. Molte sono state "dimenticate" nelle strade e sui palazzi ma nel Tribunale non è prevista anzi è vietata dalla Costituzione. Nel caso di Messina la faretra con l'ascia è sovrapposta alla bilancia inclinata a destra, dal lato dell'ascia. La bilancia rappresenta la giustizia che deve essere orizzontale cioè equilibrata, non inclinata a destra (o a sinistra) verso la pena di morte non in vigore. L'editore ha anche chiesto che fossero esposte le scritte LA LEGGE E' UGUALE PER TUTTI ("anche per gli avvocati" nota dell'editore) e LA GIUSTIZIA E' AMMINISTRATA IN NOME DEL POPOLO (art. 101 Costituzione italiana). Queste scritte mancano in tutte le aule del Tribunale (piano terra e primo piano), ci sono invece i simboli sopra descritti, vietati dalla Costituzione e dalle Leggi della Repubblica. Una presenza ed una mancanza veramente stridenti. Ci sono i simboli sanguinari delle dittature e non quelli della Costituzione Democratica. Una circolare del Ministro di Giustizia, dello scorso anno, ricordava a tutti i presidenti di Tribunale che tali scritte dovevano essere collocate in tutte le aule.

Lo stato di nervosismo in aula ha forse prodotto una reazione abnorme dei Giudici Onorari, che hanno chiesto la PERIZIA PSICHIATRICA (cosa che solitamente è chiesta dalla parte per evitare gravi condanne).
Potevano soltanto inviare la richiesta al presidente del Tribunale per competenza ma, evidentemente, la situazione li ha sorpresi spingendoli a formulare provvedimenti irrituali, inusuali e sproporzionati alla richiesta.

Posso rispondere alla domanda finale del redattore se ci sarà mai una decisione sulla richiesta di oscuramento dei simboli.
Si ci sarà una risposta! perchè, il 18 febbraio, è stata presentata alla Camera dei Deputati della Repubblica Italiana una INTERROGAZIONE PARLAMENTARE del Deputato Russo Spena sui simboli della pena di morte esposti nelle aule del Tribunale di Messina. A tale interrogazione dovranno rispondere con RISPOSTA SCRITTA il Ministro della Giustizia ed Il Ministro degli Interni.
Il Deputato ha anche chiesto perchè nel Tribunale di Messina mancano le scritte previste dalla Costituzione, LA LEGGE E' UGUALE PER TUTTI, LA GIUSTIZIA SI AMMINISTRA IN NOME DEL POPOLO.

E' stato proposto ricorso in Cassazione contro il provvedimento del Giudice Onorario e del suo P.M. Onorario, rilevando :
mancanza assoluta di motivazione; illogicità manifesta, errata applicazione delle norme di diritto sostanziale e procedurale.


Direttore le invio anche le foto dell'aula F in allegato, non sono perfette ma è l'aula giusta, le può usare come crede.
in allegato anche l'INTERROGAZIONE PARLAMENTARE.